“MARE CHIUSO” ALL’UNIVERSITÀ DI MESSINA PER LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Pubblicato il da Carmelo Garofalo

DI ANTHONY ANASTASI

 

Si è tenuta mercoledì 20 giugno, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Messina, la visione del documentario “Mare chiuso” di Stefano Aliberti e Andrea Segre. È il racconto di diversi centinaia di migranti africani che, tra il maggio 2009 e il 2010, sono stati intercettati sulle loro barche nel canale di Sicilia e respinti in Libia dalla marina militare e dalla Guardia di Finanza italiane; in virtù degli accordi tra Gheddafi e l'allora presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, le barche venivano sistematicamente ricondotte in Libia, dov'era assente qualsiasi diritto di protezione e abusi e violenze da parte della polizia erano all'ordine del giorno.

Nel documentario, gli autori si fanno raccontare dai migranti africani (profughi etiopi, eritrei, somali rifugiatisi nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia) cosa vuol dire essere respinti, e descrivono ciò che è successo su quelle barche in cui non era ammesso nessuno, neanche i giornalisti. 

Sono fatti, questi, per i quali l'Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo per aver violato la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.

Come rilevato da Gabriella Carella, docente di Diritto Internazionale presso l'Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, nel caso dei migranti libici il nostro governo riteneva che sia il divieto di “refoulement” (il divieto di respingere una persona verso un territorio nel quale la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate, fondato sull'art. 33 della Convenzione di Ginevra e sull'art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo), sia l'art. 3 CEDU non fossero applicabili in alto mare. «L'interpretazione sposata», afferma la Carella, «era quella che gli altri Stati occidentali avevano sostenuto in passato per sottrarsi ai propri obblighi. In particolare, durante la crisi haitiana del 1992, provocata dal rovesciamento del governo di Aristide, la Corte suprema degli Stati Uniti, nel caso “Sale v. Haitian Center Council” del 21 giugno 1993, ritenne legittimo l'Executive Order”, adottato nel maggio 1992 dal Presidente Bush, con cui si ordinava il respingimento dei “boat people”». Ma anche in quello e in altri casi, la condanna della comunità internazionale fu unanime.

“Mare chiuso” è un documentario dunque da vedere, per informarsi e tenere bene a mente che esistono dei diritti inviolabili per l'uomo che stanno al di sopra di qualsiasi legge.

La “recensione” è del giovane nostro collaboratore Anthony Anastasi a conclusione della Giornata mondiale del rifugiato, celebrata nell’Aula due della Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo peloritano ad iniziativa della professoresse Marcella Di Stefano e Rosaria Domianello. Un evento seguito con interesse da molti giovani ed al quale daremo il meritato rilievo  sulla nostra edizione cartacea.

 

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