IL TESORO DI FALERI NOVI. DIARIO DI UNA PASSEGGIATA TRA STORIA E ARCHEOLOGIA

Pubblicato il da Carmelo Garofalo

Di Silvia Gambadoro

 

faleri-PortadiGiove.jpgSe passate nella zona del Viterbese, non potete assolutamente mancare di visitare il territorio degli antichi Falisci, e scoprirete la storia, la cultura e le tradizioni, di una popolazione coeva agli Etruschi che ha abitato un’area compresa tra i monti cimini e il Tevere

In un pomeriggio di fine estate in compagnia di  un amabilissimo gruppo di persone composto dal prefetto Gaetano Piccolella, dal Presidente dell’Associazione dei dipendenti della Polizia di Stato Mariano Mariani e dal Vicepresidente Massimo Ricci e dalla giornalista  e attrice Betsy Bell (protagonista di molte fiction televisive  di successo) abbiamo apprezzato le vestigia di questa civiltà, facendo un vero e proprio tuffo nella storia.

 

Ha illustrato magistralmente i tesori archeologici della città falisca di Faleri Novi, la storica dell’arte Francesca Patrizi, responsabile dell’ufficio cultura del Comune di Fabrica di Roma, collaboratrice del sindaco Giuseppe Scarnati.

Il sindaco si sta impegnando in prima persona per rendere fruibile ai tanti visitatori non solo le limitate zone archeologiche, ma l’intera area circostante, anche per poter allargare le ricerche archeologiche di un sito che culturalmente è da considerare “Patrimonio dell’Umanità”.

La visita è cominciata dall’abbazia cistercense di Santa Maria in Falleri, costruita a partire dalla metà del XII sec. (1143 c.a), per ristabilire l’ ordine religioso ed economico nella zona. A livello architettonico, la chiesa è semplice e molto essenziale, con linee pure e senza decorazioni perché gli architetti, probabilmente gli stessi monaci, si sono attenuti al rigore dell’ordine cistercense, fondato per tornare alla spiritualità del cristianesimo. La caratteristica principale dell’edificio, si trova nella zona del transetto nel quale si affacciano ben cinque absidi, mentre la pianta del corpo longitudinale è a tre navate. Tale peculiarità, rende la chiesa di Santa Maria in Falleri, un unicum architettonico in territorio italiano: per trovarne esempi simili bisogna spostarsi in Francia (Flaran) o in altre parti d’Europa. In questa zona della struttura, il gioco di luci che si viene a creare è veramente meraviglioso e particolare. All’interno della chiesa si trovano due strade romane ( la via Cimina, decumano massimo, e una via secondaria con accanto il canale di scolo dell’acqua piovana) appartenenti all’ antica città di Falerii Novi, fondata nel 241 a. C. per volere degli stessi romani che vi trasferirono i falisci superstiti di Falerii Veteres (oggi Civita Castellana). Quando arrivarono i monaci ormai la città era da tempo disabitata e caduta in malora, così hanno edificato le loro strutture sopra l’abitato romano. Di Falerii Novi, oggi resta a vista un piccolo isolato situato dietro la chiesa, dove si vedono bene le quattro strade basolate che lo delimitano e le fondamenta degli edifici che vi sorgevano, tra cui un podio circolare appartenente forse a un tempio, data la vicinanza col foro della città; la cinta muraria che copre un perimetro di circa 2400 metri e una delle nove porte d’ingresso all’abitato. Quest’ultima è conosciuta come Arco di Giove per la presenza in chiave di volta di una scultura probabilmente raffigurante il volto di Giove, una delle tre divinità care ai falisci. La passeggiata è proseguita verso la Via Amerina, un luogo dove natura, storia e archeologia si incontrano creando un paesaggio che lascia tutti senza fiato. La via Amerina è stata realizzata dai romani per mettere in comunicazione Roma con l’Umbria, infatti parte dalla Valle del Baccano e arriva ad Amelia, l’ antica Ameria che ha dato il nome alla strada. I romani non hanno fatto nient’altro che sistemare in un'unica strada i percorsi che i falisci utilizzavano da molti secoli per i loro spostamenti, realizzando ponti, e viadotti. La via Amerina rappresentava il cardine  della città di Falerii  Novi ed è stata utilizzata per creare la necropoli meridionale della città. Le tombe rupestri scavate nel tufo, sono state realizzate tra il III sec. A.C. e il III sec. D. C. circa e sono di differenti tipologie: a colombario- dove venivano disposte le urne con le ceneri dei defunti; a camera con i letti funerari scavati dal tufo, oppure semplicemente a fossa, dove la sepoltura era ricavata scavando una fossa ai lati della strada. Perfettamente conservato è il basolato della via Amerina che mostra in alcuni punti i segni dei carri che la percorrevano. Questo territorio è veramente pieno di tesori da scoprire, dove natura e storia si incontrano creando un connubio affascinante e unico!

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