“QUANTO BASTA” AL TEATRO VITTORIO EMANUELE DI MESSINA

Pubblicato il da Carmelo Garofalo

DI ANTONINO DE DOMENICO

 

 

Q.B. o più chiaramente: “Quanto basta”. E’ l’ eclettismo di queste due parole lo slogan che è stato scelto per la sponsorizzazione dell’ opera teatrale “Quanto basta. Stili di vita per un futuro equo”. Il titolo scelto per la manifestazione è emblematico e abile a presentare e sintetizzare il nucleo tematico principale della rappresentazione, coinvolgente sin dall’ inizio per i risvolti e le frastagliature che questa affermazione – interrogativo sono in grado di suscitare.

Parole chiave, queste, espresse dalla “Compagnia teatrale itineraria” nell’ ambito della rappresentazione teatrale tenutasi presso il Teatro Vittorio Emanuele. Lo spettacolo basato sul testo di Ercole Onagro, vanta la regia e presenza sul palco di Fabrizio De Giovanni, noto attore e autore teatrale, e alunno di un “maestro” del settore: Dario Fo. La “Compagnia Itineraria” sarà ancora presente con altri spettacoli in Sicilia con la rappresentazione di “Quanto basta” anche a Catania il 17 aprile e a Petraia Sottana in provincia di Palermo il 20 aprile.  Il fine della rappresentazione è quello di presentare uno stile di vita nuovo che esuli dagli atteggiamenti consumistici figli del capitalismo sfrenato e miri ad un nuovo modo di intendere la vita e la comunione con l’ ambiente, ma come?

 Ci si domanda infatti quale sia l’ ingrediente adatto per indirizzare le nostre condotte ad un atteggiamento opportuno , quale sia lo stile di vita giusto da perseguire, e soprattutto  cosa sia necessario per dirigere il nostro futuro verso un destino “equo”; la scelta dell’ aggettivo – attenzione -  non è affatto casuale: si sottolinea infatti come l’ eguaglianza, la imparzialità di trattamento in situazioni eguali e la giusta ripartizione delle risorse siano i principali vettori capaci di indirizzare la società avvenire verso un progresso “sensato”, un cammino delle coscienze, il quale accompagni il progresso materiale in un percorso che vede un futuro migliore nell’ ottica dell’ eguaglianza.  Ercole Onagro, coautore del testo, afferma di avere scritto l’ opera per denunciare le crepe che, pulsanti, si sono sempre presentate nel modello capitalista, e alla domanda in cui gli viene chiesto come sintetizzare questi comportamenti, risponde: “In uno stile di vita sobrio, configurabile in cinque comportamenti: rallentare, ridurre, riutilizzare, riparare, riciclare”.

Viene dunque affermata l’ importanza di ridurre i consumi per non dover essere costretti a smaltire troppi avanzi o rifiuti, di evitare il ricorso ai prodotti usa e getta, di riparare gli oggetti una volta rotti, e infine di riciclare. L’attualità di questi argomenti comporta una riflessione di un certo valore sul destino della nostra terra come noi la conosciamo e sulla situazione in cui verte buona parte del globo terrestre per via proprio del comportamento capitalistico – occidentalista maturatosi nel corso del ventesimo e ventunesimo secolo; da qui si capisce l’ intervento della Caritas Diocesana per portare lo spettacolo di fronte al pubblico e alle scuole messinesi, e gli sforzi in tale senso per la pubblicità dello spettacolo. Padre Tanino Tripodo, direttore della Caritas di Messina, intervistato proprio sulla rappresentazione teatrale ha affermato: “E’ necessario che tutti noi ci rendiamo conto che le risorse prima o poi finiranno,dobbiamo  ricercare il senso della vita oltre il materialismo e riscoprire una vita all’ insegna della comunione con gli altri e con l’ ambiente; Giovanni Paolo 2 affermava che il capitalismo non è la soluzione, ed è giunto il momento che anche tutti noi ne prendiamo atto”.

Una via di uscita dallo stile di vita capitalista è dunque possibile? “Quanto basta” forse non potrà dare una risposta a questo interrogativo ma di certo rappresenta un modo diverso di vedere le cose, così lontano o addirittura improbabile per le generazioni del nuovo millennio per cui il capitalismo è un padre “Krono”, figura mitologica, immensa e terribile, che fagocita la propria prole per paura di “non essere mangiato egli stesso”. Immensa e terribile, attenzione, ma – il mito ci insegna -  non imbattibile.

 

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post